Mabruchismo: una poco conoscuita storia di violenza coloniale e patriarcale


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di Andrea Tarchi, Euromix ricercatore PhD, 1 luglio 2021

Ragazze libiche su una cartolina coloniale.

In generale, gli italiani non pensano molto al passato coloniale del paese. Ogni evento recente che sembri indicare una correlazione con le vecchie pratiche coloniali, come l’attuale crisi della detenzione di immigrati, viene liquidato dai media come scollegato da un tempo lontano.1 Sulla scia delle proteste di Black Lives Matter che hanno coinvolto il mondo nel 2020, un evento ha cambiato questo stato di cose, provocando una rara copertura mediatica. È giugno 2020, e diverse manifestazioni a Milano prendono di mira la statua del famoso giornalista Indro Montanelli a causa del suo coinvolgimento in una relazione di madamato con una minorenne eritrea durante l’invasione italiana dell’Etiopia nel 1936.2 Il madamato era una forma di concubinato coloniale, o pratica di convivenza forzata, che coinvolgeva uomini italiani e donne dell’Africa Orientale durante tutta la presenza italiana nella regione. Anche se il madamato è la forma più studiata di incontro intimo violento che ha caratterizzato il colonialismo italiano, era poco conosciuto dal grande pubblico.3  In una rottura con il solito disinteresse pubblico per le questioni legate al colonialismo italiano, il dibattito che ha seguito le proteste del 2020 ha innegabilmente puntato il dito contro il madamato, con un numero considerevole di giornali e siti web che hanno spiegato la pratica ai loro lettori.

Mentre questo aumento d’attenzione è senza dubbio un risultato positivo dell’intero dibattito pubblico su Montanelli e il madamato, una tale retorica focalizzata corre il rischio di inquadrare il madamato come una pratica eccezionale specifica della presenza coloniale italiana in Africa Orientale. Questa narrativa, a sua volta, rischia di nascondere il fatto che il madamato fosse solo un risultato pratico delle pervasive strutture di potere patriarcali e razziste che caratterizzarono l’Italia coloniale e che ancora influenzano la nostra società.  Per questo motivo, in questo blog, voglio parlare di un’altra forma meno conosciuta e poco studiata di violenza sessuale razzista e patriarcale: la pratica del mabruchismo o concubinaggio coloniale imposta alle donne libiche dagli ufficiali dell’esercito italiano. Anche se meno praticato del madamato, il mabruchismo esemplificava le strutture di potere razziste e patriarcali che caratterizzavano il potere coloniale italiano in Libia. Data la crescente notorietà del madamato fornita dal rumore mediatico intorno alla statua di Montanelli, è più importante che mai aggiungere questa triste pagina alla storia di violenza e oppressione che ha caratterizzato la storia coloniale italiana.

 

Concubine libiche per ufficiali italiani

Il termine mabruchismo trova la sua origine nel nome arabo Mabroukah, uno dei nomi di battesimo più comuni dati all’epoca alle donne libiche. La sua origine risale all’inizio della presenza militare italiana nel territorio nordafricano nel 1911. Sebbene il comando militare dell’esercito italiano avesse emanato l’ordine di rispettare i costumi della popolazione locale per sedare la feroce ribellione che accolse le truppe italiane al loro arrivo, gli ufficiali italiani iniziarono a prendere fin da subito ragazze libiche come concubine. Vediamo qui la prima contraddizione che caratterizzò la politica italiana nella colonia appena invasa. Da un lato, il comandante in capo dell’esercito Carlo Caneva voleva trasmettere un rispetto retorico verso le tradizioni libiche affermando che “le donne libiche sono solitamente tenute lontane dalla vita pubblica, e gli indigeni ne sono orgogliosamente gelosi. Così, tutti devono astenersi da qualsiasi atto nei loro confronti, il che include anche il guardarle.”4 D’altra parte, però, la convinzione che “gli uomini, in particolare i soldati, avessero bisogno di uno sfogo per le loro energie (etero)sessuali e che l’esercito dovesse fornire loro del sesso ‘sicuro'”5 spinse il comando a permettere agli ufficiali di prendere donne libiche come concubine. È solo il 1916 quando troviamo la prima traccia di mabruchismo in un ordine circolare inviato al governatore della Cirenaica da un ufficiale:

Ho ragione di credere che alcuni ufficiali che risiedono nella colonia abbiano assunto donne indigene come concubine permettendo loro di vivere nella propria casa, o sistemandole in un’abitazione vicina, o permettendo loro di vivere ancora con le loro famiglie […]. Il regolamento di disciplina militare considera inaccettabile qualsiasi forma di concubinaggio. Tale divieto deve essere seguito ancora più rigorosamente nell’ambiente coloniale per ovvie ragioni di dignità e decoro degli ufficiali.6

Anche se questo ordine sembra coerente con la posizione degli italiani riguardo al rispetto delle donne libiche, bisogna sottolineare che nessun ufficiale fu punito in Libia per aver preso donne come concubine prima del 1931. Ciò che era più urgente per gli amministratori coloniali non era far rispettare la disciplina militare, ma mantenere l’immagine di una potenza colonizzatrice attenta alle tradizioni locali riguardo alla sfera privata. Nonostante tutti i proclami riguardanti il rispetto dei costumi musulmani e delle donne libiche, l’approvazione del mabruchismo continuò fino l’ascesa al potere del fascismo e almeno fino agli anni trenta. La retorica e le politiche dei primi anni di governo fascista in Libia assomigliavano molto ai precedenti governi liberali, con gli italiani che si ritraevano come protettori della popolazione libica. Nel frattempo, il fascismo si impegnò in brutali operazioni militari per reprimere la resistenza anti-coloniale. Alla fine, grazie alle tattiche militari del generale Rodolfo Graziani, i cui risultati gli garantiranno il titolo di vicegovernatore della colonia, insieme al pesante uso di armi tossiche illegali, la resistenza fu completamente schiacciata.

 

La proibizione del Mabruchismo in una colonia segregata

Non è un caso che le prime punizioni militari contro il mabruchismo avvennero solo nel 1931, quando la militarizzazione della colonia cominciò lentamente a placarsi per il compimento della repressione della resistenza libica. L’anno 1932 avrebbe visto le prime ondate della colonizzazione demografica di massa della Libia, che comportò la deportazione dei cirenaici che abitavano le terre fertili nei campi di concentramento e l’arrivo di molti coloni italiani.7 Il nuovo contesto caratterizzato da unnumero consistente di coloni, unito alla svolta fascista verso l’ideologia e la politica razzista e segregazionista negli anni ’30, portò a un vero e proprio divieto del mabruchismo. Dal 1931, iniziamo a vedere ufficiali italiani che vengono denunciati al comando militare della colonia per aver preso donne libiche come concubine:

Un comandante di guarnigione responsabile di un campo di concentramento per indigeni ha trovato due ufficiali impegnati in relazioni sentimentali con le donne indigene del campo di concentramento.8

Un ufficiale, che era in servizio in un campo di concentramento, si intrattenne in una trattativa con una donna indigena sul prezzo da pagare per i favori di sua figlia, agendo quindi in modo lesivo della dignità di un ufficiale.9

Mentre era in servizio in un forte vicino a un campo di concentramento sotto il controllo dell’Autorità Politica, un ufficiale iniziò a negoziare con un indigeno prigioniero il prezzo da pagare per il possesso di sua figlia.10

Non ci vuole molto perché Graziani, capo militare fascista nella regione e esecutore della politica segregazionista del fascismo nella nuova colonia demografica, prenda provvedimenti contro una pratica non più ammissibile. In questa circolare del 1932, intesa come risposta ai rapporti citati, Graziani fornisce un quadro completo della nuova posizione del regime sul mabruchismo:

Ho rimpatriato quattro ufficiali (uno di loro recentemente) perché hanno fatto transazioni finanziarie (o comunque negoziato vigorosamente) per acquisire donne indigene per tenerle per sé come concubine. Questo mabruchismo è una delle piaghe che infestavano la colonia. Ce ne sono ancora alcune tracce, o meglio, alcune nostalgie; tuttavia, intendo sradicarlo.11

Graziani definisce il mabruchismo “una delle piaghe che hanno infestato la colonia”, confermando così che gli ufficiali rimpatriati non erano i primi ad avere concubine nella colonia ma solo i primi ad essere puniti ufficialmente. Tale sviluppo era dovuto al fatto che la colonia era diventata uno spazio per coloni italiani, il che comportava la necessità per gli amministratori fascisti di essere meno tolleranti verso le intimità che superavano i confini razziali. Graziani ebbe un ruolo nella repressione del mabruchismo e del madamato nell’Africa orientale italiana.12 Fu l’uomo scelto dal fascismo per porre fine alle pratiche di sesso interrazziale nelle colonie italiane, dove la purezza razziale degli italiani era più a rischio. La proibizione o la tolleranza del mabruchismo oscillava secondo i piani politici delle amministrazioni italiane e le mutevoli ideologie, con un totale disprezzo per i costumi locali o per le donne libiche, qualunque fosse la retorica nei loro confronti.

Anche se non registrabile attraverso le voci delle donne libiche assenti dagli archivi, il carattere di sfruttamento del mabruchismo è chiaro dalle fonti analizzate. Sappiamo dalle sanzioni agli ufficiali che i loro genitori vendettero alcune di loro agli italiani, altre devono essere state rapite, altre ancora potrebbero essere state ex prostitute o schiave in cerca di maggiore sicurezza economica. Possiamo supporre che tutte queste ragioni, o una combinazione di queste, possano averle portate a lasciare le loro famiglie molto più che l’amore o l’affetto per gli ufficiali italiani che le tenevano come concubine, sebbene anche questo possa essere stato possibile. Alla fine, ciò che è certo è che furono destinatarie della violenza patriarcale coloniale da parte degli ufficiali italiani che le comprarono per il loro comfort sessuale e domestico, mentre venivano usate come pedine politiche dalle varie amministrazioni coloniali. Il loro sfruttamento fu formalmente proibito solo quando il partito fascista italiano si orientò verso un’ideologia razzista e segregazionista, rendendo il sesso interrazziale completamente inaccettabile in Italia e nell’impero.

 

Conclusione

In risposta al dibattito pubblico sulla statua di Montanelli e la memoria del madamato, un giornalista del quotidiano di destra “Il primato nazionale” scrisse che “coloro che condannano Montanelli insieme all’usanza del madamato, dovrebbero lodare allo stesso tempo il regime fascista, poiché ha messo fine a questa pratica.”13 Questo ragionamento mette in evidenza l’ignoranza che la maggior parte dei media italiani e il pubblico hanno riguardo al colonialismo italiano. Mabruchismo e madamato furono proibiti dal regime non a causa di una improvvisa epifania sulla loro intrinseca violenza. Furono terminati perché il nuovo contesto ideologico e materiale del regime non poteva più permettere queste relazioni. In ogni caso, la proibizione, la tolleranza o addirittura l’approvazione di queste pratiche seguiva esclusivamente le esigenze politiche, ideologiche e materiali dei colonizzatori, con un totale disinteresse per le donne colonizzate sulle quali esercitavano la loro violenza.

Il dibattito pubblico sulla statua di Montanelli ha avuto il merito di evidenziare l’ignoranza e l’ipocrisia del pubblico italiano sul passato coloniale del paese. Esaminando la controparte libica del madamato, meno conosciuta e studiata, questo blog ha cercato di aggiungere un po’ più di sfumature e complessità a questa fase della storia italiana. Prima di impegnarsi in un altro dibattito infruttuoso e superficiale sulla memoria delle celebrità che si sono impegnate in pratiche coloniali, sarebbe meglio che il pubblico italiano fosse consapevole di come anche le pagine più oscure della storia d’Italia abbiano creato il paese così come è oggi.

 

Bibliografia

Barrera, G. 2004. ‘Sex, Citizenship and the State: The Construction of the Public and Private Spheres in Colonial Eritrea.’ In Gender, Family and Sexuality: The Private Sphere in Italy 1860-1945, edito da P. Wilson, 157-172. Londra, Palgrave Macmillan.

Bryder, L. 1998. ‘Sex, Race, and Colonialism: An Historiographical Review.’ The International History Review 20 (4): 806-822.

Campassi, G. 1987 ‘Il madamato in Africa Orientale. Relazioni tra italiani e indigene come forma di aggressione coloniale.’ Miscellanea di storia delle esplorazioni (12): 219-260.

Cresti, F. 2011. Non desiderare la terra d’altri: la colonizzazione italiana in Libia. Roma: Carocci Editore.

Del Boca, A. 2011. Italiani, brava gente?. Vicenza: Neri Pozza Editore.

Ponzanesi, S. 2012. ‘The Color of Love: Madamismo and Interracial Relationships in the Italian Colonies.’ Research in African Literatures 43 (2): 155-172.

Sòrgoni, B. 1998. Parole e corpi: antropologia, discorso giuridico e politiche sessuali interrazziali nella colonia Eritrea: 1890-1941. Napoli: Edizioni scientifiche Italiane.

  1. Lo studioso Angelo Del Boca è stato il primo di una generazione di studiosi che ha sfidato il mito di “Italiani brava gente”, che dipingeva il colonialismo italiano come secondario e meno violento rispetto ai crimini coloniali degli altri paesi europei. Per una genealogia di questo discorso e delle false premesse su cui si basava si veda Del Boca (2011).
  2. Per un’analisi approfondita delle proteste che hanno preso di mira la statua di Montanelli a Milano nel giugno 2020 si veda il mio post sul blog qui: http://euromixproject.nl/tearing-down-statues-in-italy-and-the-public-debate-on-the-countrys-colonial-past/ 
  3. Il madamato è stato valutato da diversi punti di vista disciplinari. Tra gli altri, si veda Campassi (1987), Sòrgoni (1998), Barrera (2004) e Ponzanesi (2012).
  4. ASSME (Archivio Storico Stato Maggiore Esercito), Norme di contegno verso la proprietà, la religione, gli usi ecc. Degli indigeni, L-8, busta 220, 9 ottobre 1911.
  5. Bryder (1998, 815). Le traduzioni dall’inglese sono mie.
  6. ASMAI (Archivio Storico Ministero Africa Italiana) Vol. II, Pos. 146.1. Concubinaggio. 24 Febbraio 1916.
  7. Per un’analisi approfondita delle diverse fasi della colonizzazione demografica italiana della Cirenaica, si veda Cresti (2011).
  8. ACS (Archivio Centrale dello Stato), Fondo Rodolfo Graziani, Busta 11, Circolare 4189, 10 Maggio 1931.
  9.  Ibid.
  10. ACS (Archivio Centrale dello Stato), Fondo Rodolfo Graziani, Busta 11, Circolare 4190, 10 Maggio 1931.
  11. ACS (Archivio Centrale dello Stato), Fondo Rodolfo Graziani, Busta 11, Circolare 2935, 17 Maggio 1932.
  12. Sul coinvolgimento di Graziani nella repressione del madamato, si veda Ceci (2019, 34).
  13. Soldato, Corrado. “Il j’accuse di Raimo a Montanelli e l’abolizione fascista del madamato.” Il primato nazionale. June 17, 2020.

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